L'eterna gabbia di Rom e Sinti nelle linee guida sull'integrazione

 

 

''Il dialogo interculturale non è un vezzoè una necessità del nostro tempo. 
(...) il dialogo interculturale è impossibile senza un riferimento chiaro e condiviso
a valori fondamentaliquali la democrazia, i diritti umani e il primato del diritto.

(Consiglio d’EuropaLibro bianco sul dialogo interculturale2008)''

 

''Le categorie di spazio e di tempo, ad esempio
sono concepite in modo culturalmente diverso e da ciò derivano,
talvoltadifferenti modalità di approccio e di risposta
alle esperienze e agli 
apprendimenti che la scuola propone. 
similmentesul versante delle capacità di 
astrazione e simbolizzazione,
vi sono specificità particolari, per cui gli studenti sinti rom
potrebbero faticare molto a 
memorizzaree
ad attribuire a dei simboli 
significati e concetti

Questa caratteristica contribuisce a rendere difficoltoso l’apprendimento della letto-scrittura,
problematicità derivante anche dal fatto
che 
nelle culture di provenienza le lingue madri sono prevalentemente orali.''

 

 

Si potrebbe riassumere con le due citazioni sopra riportate (daLinee guida per l'integrazione 2012 - Provincia autonoma di Trento), stringatissime e poste su due piani paradossali, il testo emanato in questi giorni dal MIUR
Un testo che si autoannuncia come qualcosa di fortemente rivoluzionario e innovativo.

Estrapolando solamente queste due affermazioni si direbbe che segue piuttosto la dicotomia di pensiero che contrassegna da tempo il sistema scolastico e non solo. Non in secondo luogo è da tenere in considerazione la mancanza di tangibilità con un reale quotidiano che, con tutta certezza, non è stato valutato interpellando i diretti interessati, cioè gli insegnanti, “in prima linea” in quanto attori di didattica, sapere, ricettori reali di un mondo che cambia, spettatori di un susseguirsi generazionale che non doveva e non deve essere mai messo in secondo piano.

La marcata incompetenza in fatto di materia scolasticaè da ribadirlo, lo mostra il secondo passaggio  riportato.

Vero e proprio atto lesivo e non solo nei confronti di categorie che con dovizia di dettaglio vengono elencate come a farne un discorso maggiormente assimilabile a una sorta di novello Manifesto della razza degli studenti. Prospettiva di certo non tranquillizzanteQuanto una tacita negazione di studi in merito alla linguistica, ai processi cognitivi e all’alfabetizzazione, percorso in salita che ha visto confutare le teorie esposte a Teheran negli anni ’60 dove il problema era inteso, come qui brutalmente esposto ovvero come Coscientizzazione e che prende cioè  le mosse dall'esperienza concreta.

L’aspetto duplice dell’affermazione del MIUR mostrerebbe invece delle potenzialità non irrilevanti se si avesse la volontà di portarle a risultati d’ordine pratico, come nel caso dell’aritmetica e di processi di memorizzazione intuitivi già presenti nella mente del bambino ancora prima del suo ingresso a scuola.

Senza contare che l’accettazione di un giudizio così lapidario porterebbe di certo a una condanna senza appello di adulti analfabeti ancora presenti nelle nostre comunità del benessere.

L’oralità che è tipica appunto in colui o nelle comunità che fanno minor ricorso alla lettera scritta non presuppone distinzioni tali da far credere scientificamente che i processi cognitivi del bambino come dell’adulto siano compromessi e impediscano dunque il leggere e lo scrivere come appunto immagini simboliche da decodificare.

In secondo luogo, è stato dimostrato che oggigiorno il registro linguistico del testo scritto mostra sempre più una capacità di flessibilità tale da poterlo mettere spesso a confronto con il parlato. Se si pensa a un testo per una conferenza o un convegno, sembrerà di assistere a una vera e propria trascrizione della voce del relatore, molto più che nel caso di una chat o di un sms

Dunque, evitando pericolose categorizzazioni della lingua soprattutto a certi gradini della conoscenza di essa, scomodando trattati ormai superati, che stabilivano grossolanamente dogmi pedagogici e d’ordine pratico non si fa nient'altro che ghettizzare l’alunno in una sorta di stato di reclusione ed eterna gabbia nei confronti di una comunità scolastica, che sia adulto o minore, da cui lui con le sue uniche forze certo non potrà sottrarsi, se non da quell’assassino di se stesso che gli altri ne fanno, criminali di un sapere imprescindibile perché da intendersi come vitale necessità e pari diritto a essere liberi.

 

Monica Febbo

 


Per approfondire:

Alfabetismo e cognizione pag. 55 e seg. - in Italiano L2 e alfabetizzazione in età adulta - Fernanda Minuz - Carocci ed.

MIUR su Rom e Sinti in Linee Guida Miur sull'Integrazione 2014 - pag. 6

Provincia Autonoma di Trento - Linee Guida per l'Integrazione degli studenti stranieri 2012

 


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